Cento anni fa – One hundred years ago

Cento anni fa era il novembre 1917 (ottobre per chi adottava il calendario giuliano, in Russia in vigore fino al 14 febbraio 1918). Un’epoca di enormi sconvolgimenti, di guerra e di rivoluzioni. Ed è proprio di rivoluzione che parleremo, di una in particolare, annoverabile tra le più importanti della storia in compagnia di quella francese e di quelle industriali: la Rivoluzione Russa. Per capirla, e ricordarla, va fatto un piccolo passo indietro.

 

Cartina Europa 1914
L’Europa nel 1914

 

1905 La Domenica di Sangue. L’ottobre (giuliano) del 1917 non era il primo mese caratterizzato da moti rivoluzionari che aveva come protagonista l’Impero russo post-1900. Già il 9 gennaio 1905, sull’onda della sconfitta russa nella guerra russo-giapponese, cominciava la prima rivoluzione russa. In quella data, a San Pietroburgo, diverse persone manifestarono pacificamente davanti al Palazzo d’inverno per incontrare lo Zar Nicola II ma ottenendo in risposta solamente raffiche di fucile da parte della polizia. I morti furono più di mille e l’evento ingigantì la protesta che si estese velocemente oltre San Pietroburgo coinvolgendo operai e contadini. Nascevano allora i primi Soviet. Nel giugno dello stesso anno accadevano invece i fatti di Odessa e della celeberrima Corazzata Potemkin. Nicola II fu così costretto ad ottobre a concedere alcune libertà civili e la Duma, un Parlamento elettivo.

1917 La Rivoluzione di Febbraio. Torniamo ora al 1917, anno di guerra mondiale durante il quale erano ulteriormente emerse tutte le debolezze strutturali e sociali dell’Impero Russo. Il 9 gennaio a Pietrogrado (ex-San Pietroburgo) oltre 100.000 persone scioperarono in ricordo del 9 gennaio 1905. Scioperi e manifestazioni però continuarono ed il 23 febbraio scioperanti e manifestanti per la Festa della Donna, che cadeva quel giorno, si unirono chiedendo più pane e la fine del conflitto.  Si stima che 90.000 persone si riversarono nelle strade mentre il giorno successivo furono in 200.000 ad invadere il centro cittadino. La situazione degenerò il 26 febbraio con scontri a fuoco tra polizia e manifestanti e con i cosacchi dello zar che in certi casi finirono per attaccare anche la polizia incoraggiando così gli scioperanti, intanto i lavori alla Duma venivano sospesi (ma sarebbero in realtà continuati). Il successivo tentativo di riprendere il controllo della situazione da parte del Governo si risolse in una Prospettiva Nevskij ricoperta di cadaveri e con le prime ribellioni all’interno dell’esercito. A Pietrogrado regnava il caos, aggravato dall’inutile assedio  alla città deciso dal Governo e con i diversi comparti militari che si univano via via alla rivolta.

sciopero febbraio 1917
Operai delle Officine Putilov in sciopero nei primi giorni della Rivoluzione di Febbraio del 1917

Il 2 marzo 1917 lo Zar Nicola II abdicava in favore del fratello Michele che a sua volta rifiutava il trono. Si insediava così il Governo Provvisorio del principe L’vov e, dopo 304 anni, terminava il regno della Dinastia Romanov. La Russia però non si ritirava dal conflitto mondiale come auspicato da molti dei manifestanti e la notizia finì per animare ulteriori proteste a beneficio dei bolscevichi, la parte maggioritaria del Partito Operaio Socialdemocratico russo, che si rinforzavano cavalcando la protesta.

1917 La Rivoluzione d’Ottobre. Si arriva così al fatidico 10 ottobre del 1917 quando, dopo alcuni insuccessi bellici, le dimissioni di L’vov e la presa del potere da parte di Kerenskij, i bolscevichi guidati da Lenin (di cui era stato ordinato l’arresto insieme ad altri vertici bolscevichi) annunciavano una “inevitabile sollevazione armata”. Il 25 ottobre i rivoluzionari occupavano il Palazzo d’inverno, sede del Governo provvisorio, Kerenskij fuggiva e vari Ministri venivano arrestati con i bolscevichi che prendevano così il potere. I primi provvedimenti furono il ritiro immediato dalla Guerra Mondiale e l’abolizione, in favore dei contadini, della proprietà privata. A novembre la rivoluzione si espanse ulteriormente e Mosca finì sotto il controllo bolscevico. Nel gennaio 1918 furono però proprio i bolscevichi a sciogliere l’assemblea costituente, più o meno democraticamente eletta nei mesi precedenti, composta per il 40% da socialisti rivoluzionari e per il 24% da bolscevichi. L’otto marzo il Partito Socialdemocratico Operaio della Russia diventava ufficialmente il Partito Comunista russo che, nel 1925, si trasformava invece nel Partito Comunista dell’Unione Sovietica, con Lenin che a quell’epoca sarà già morto da un anno.

icone decorative

Cento anni dopo – One hundred years later

Sono passati ormai 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, l’evento che ha caratterizzato l’inizio del secolo breve (insieme alla Prima Guerra Mondiale), che ha dato vita ad una ideologia ancora erroneamente considerata l’Alternativa, emblema della lotta di classe e strumento con il quale affermare il potere dei lavoratori e degli ultimi su quello della borghesia. Ma oggi?

Oggi in molti contesti nazionali e sociali tale ideologia affascina ancora, ma è nel Paese dal quale ha avuto origine la Rivoluzione che si riscontra il più incomprensibile dei comportamenti: la Rivoluzione ed i protagonisti della sua nascita sono un negativo retaggio del passato, coloro che l’hanno utilizzata, magari anche snaturandola, sono invece rimpianti.

Cento anni dopo, la Grande Rivoluzione socialista di Ottobre, evento che doveva cambiare il mondo – e che alla fine lo ha cambiato -, è diventata la rivoluzione d’ottobre, a volte addirittura golpe di ottobre o fatti di ottobre od ancora Grande rivoluzione russa intesa però come quella del febbraio del 1917 e non dell’ottobre seguente. Il centesimo anniversario del 1917 non sarà nemmeno festa di stato in Russia ma semplicemente una celebrazione offuscata, peraltro, dal Giorno dell’unità nazionale del 4 novembre (la cacciata dei polacchi da Mosca nel 1600). Celebrazione dove inoltre è Lev Trotsky ad essere considerato il vero artefice della rivoluzione. Ad essere invece tornati in auge, cento anni dopo, sono gli Zar contro i quali, alla fine, la rivoluzione si era scatenata. Stelle rosse ed aquile bicefale convivono pacificamente in tutto il Paese in un controsenso storico quasi incomprensibile. La Russia ideale, per i russi di oggi, è quella dei Romanov, è quella cristiana ed è quella di Michail Kalasnikov (inventore dell’omonimo fucile).

È ora che arriva un ulteriore colpo di scena. Il leader politico preferito dai russi è Josif Stalin, l’Unione Sovietica è una sorta di rimpianto mentre la Rivoluzione d’Ottobre è un “esempio” negativo così come il suo più-unanimemente-riconosciuto padre: Lenin, le cui spoglie sono però ancora nel mausoleo in mezzo alla Piazza Rossa. Nicola I, Nicola II, Ivan il Terribile e Stalin sono gli eroi opposti della Russia moderna mentre i suoi veri fondatori, Pietro I e Lenin appunto, sono emarginati.

Oggi la storia russa viene ricucita con tutti gli episodi che mostrano uno Stato forte e vittorie militari, indipendentemente dalle ideologie opposte che avevano dietro. 

Nelle parole di Semyon Novoprudsky “l’unico sentimento davvero forte che accomuna tutti i russi è quello di una sconfitta storica globale. Tutti noi ci sentiamo dei perdenti.” C’è Chi rimpiange l’utopia sovietica, chi la Santa Russia, chi l’incapacità del paese di unirsi all’occidente democratico mentre la Rivoluzione d’Ottobre, evento che finirà per influenzare tutte le dinamiche globali, resta invece sempre più confinata ai margini della Storia. Nella Russia di oggi è il Cremlino ad aver “paura” della parola rivoluzione e preferisce di gran lunga quella di stabilità, che favorisce promuovendo una narrazione secondo la quale il Paese è figlio soprattutto della vittoria sul nemico nazista del 9 maggio 1945 e non, invece, dei fatti di ottobre del 1917.

 

Informazioni e testi della seconda parte riadattati da  IL, Idee e Lifestyle del Sole 24 ORE, novembre 2017.